Da Rolling Stone di Febbraio 2009
ROBERT PLANT – dei Led Zeppelin – parla di Elvis
C'è differenza trea chi canta e chi porta la voce in un altro territorio, fuori
dal mondo, creando una specie di orgasmo. E' una trasfigurazione. lo ne so
qualcosa. E avendo incontrato Elvis, so che era in grado di trasformare la
realtà. La prima canzone di Elvis che ho sentito è stata Hound Dog.
Non ero equipaggiato con nessuna
delle conoscenze che ho ora, non sapevo della versione di Big Mama Thornton, né
sapevo da dove arrivasse tutto quello swing. Ho solo sentito questa voce, che
era assolutamente al posto giusto. Una voce sicura, insinuante, che non faceva
prigionieri. Possedeva quei grandiosi urli e quei momenti in picchiata, quelle
tenute, quel modo di avventarsi sulla nota come un uccello predatore. lo gli ho
rubato tutto questo. Credo lo si possa sentire, ascoltando i Led Zeppelin.
Quando incontrai Elvis, dopo uno
dei suoi concerti nei primi anni 70, gli diedi una lunga occhiata. Non era
proprio alto come me. Ma aveva la corporatura di un cantante. Aveva un buon
torace, un eccellente cassa di risonanza. Ed era motivato. Anyway You Want Me è
una delle esibizioni vocali più toccanti che io abbia mai sentito. Non c'è
paragone con Jailhouse Rock e la roba registrata nelle sessioni di King Creole.
Posso studiare le Sun Sessions da
uomo di mezza età che guarda indietro alla carriera di un altro uomo e pensa: «Wow,
che inizio grandioso». Ma amo la modernità della roba registrata per la RCA.
I Need
Your Love Tonight e A Big Hunk O' Love erano cosi potenti. Grazie alla sua voce
queste canzoni erano il posto più bello in cui stare sull'intero pianeta.
Durante quell'incontro Jimmy Page
scherzò con Elvis sul fatto che noi non facevamo mai il sound
check, ma che se l'avessimo fatto
io avrei voluto suonare solo sue canzoni. Elvis pensò che fosse divertente e mi
chiese: «Che pezzi?». Gli risposi che mi piacevano quelli passionali, come quel
classico country, Love Me: "Treat me like a fool/treat me mean and cruel/but
love me".
Mentre andavamo via, dopo 90 illuminanti
e divertenti minuti insieme, lui si è affacciato sul corridoio, e con un'aria
molto compiaciuta ha iniziato a cantare quella canzone: "Treat me like a
fool...". lo mi sono girato,
e gli ho risposto cantando il verso successivo. Siamo rimasti li, a cantare in
piedi l'uno di fronte all'altro.
Quando è morto, aveva 42 anni. lo
oggi sono 18 anni più vecchio di quell'età. So che avrebbe voluto
esprimere di più. Per lui a
quell'epoca era difficile iniziare a collaborare con autori più moderni. Non
aveva molte relazioni su cui contare, e certo non sarebbero stati i vecchi
amici a portargli il nuovo vangelo. Ma quello che ha fatto è stato rendere
possibile per me, come cantante, l’esplorazione di un altro mondo.
Robert Plant
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