Elvis Aaron Presley (Tupelo, 8 gennaio 1935 – Memphis, 16 agosto 1977)
L'Italia si avvia a divenire un Paese multietnico in cui stanno confluendo differenti comunità straniere che inizialmente tendono a generare inevitabili conflitti sociali i quali, con l’aiuto di una guida istituzionale lungimirante e il buon senso di tutti, cittadini e non, potranno essere mitigati sino a evolvere in un arricchimento socio-culturale ed economico che potrebbe caratterizzare il ritmo vitale della futura collettività.
E proprio in virtù di questo fenomeno migratorio che a suo tempo (almeno in maniera massiccia) coinvolse l’America, voglio riassumervi, in una forma ben lontana dagli stereotipi che hanno caratterizzato la figura personale e artistica del cantante, la storia di Elvis Aaron Presley che ha fatto dell’incontro tra differenti e disagiate esperienze umane il suo punto di forza.
L'incontro tra diverse culture genera novità e stimola il talento
Ha dovuto fare molta strada quel timido ragazzo del Mississippi, dal giorno in cui, ad appena otto anni, interpretò in pubblico, in un’anonima fiera di paese, un commovente brano di Red Foley, Old Shep, prima che la sua voce toccasse le “corde” emotive dei giovani di tutto il mondo.
Il background musicale di Elvis Presley affondava le radici nel profondo sud degli States. Luoghi, questi, in cui la cultura afroamericana trovava la sua sintesi e conferiva inequivocabili apporti innovativi al panorama musicale, nonché contraddizioni nel contesto di una società alla continua ricerca del Sogno Americano.
Elvis con i suoi primi approcci canori, di tipica tradizione Gospel, commuoveva gli animi dei poveri nelle contrade del Mississippi, e, più tardi, li animava con il country e il rhythm and blues nelle cittadine e nei teatri (Grand Ole Opry) del Tennessee e della Louisiana (Hayride Show), a contatto con i giovani delle contee americane: crogiolo di diverse etnie e realtà sociali, culla del nascente rock and roll.
La fusione tra diversi generi musicali si manifestò palesemente dalla modifica operata dal rocker del valzer lento Blue moon of Kentucky di Bill Monroe che la Sun Records non esitò a proporre insieme al rifacimento di un vecchio blues di “Big Boy” Crudup, That’s all right mama: entrambi i brani, nella rinnovata versione ritmica di Presley, contribuiranno a sancire la nascita del rockabilly.
Il cantante volle esprimere quel suo particolare suono attraverso interpretazioni davvero uniche che trasformarono il fumoso e misterioso Mistery Train e la graffiante Heartbreak hotel (l’Hotel dei cuori infranti) in canzoni che raggiunsero le vette delle classifiche locali e nazionali.
L’interprete non esitò a sperimentare sonorità Jazz arrangiate con strumenti a fiato che ricalcavano le tipiche interpretazioni di gruppi musicali di New Orleans degli anni Venti e che trovarono espressione in canzoni come Dixieland rock o la stessa New Orleans.
King Creole, il film che mise in risalto siffatte qualità canore, contiene anche uno straordinario blues melodico cantato in duetto con l'attrice di colore Kitty White.
Crawfish, questo è il titolo della ballata, si cala perfettamente nel ritmo canoro dei venditori ambulanti che imperversavano nelle strade della cittadina fluviale dagli accenti francofoni.
La poliedrica capacità vocale di Presley permetteva al musicista di interpretare perfettamente anche sounds tipicamente religiosi, come Peace in the Valley, His hand in mine, cantati accompagnato solitamente dal quartetto dei Jordanaires.
Non dimentichiamo che Elvis nacque nel Mississippi, uno degli stati nordamericani in cui, tra il XVIII e il XIX, la schiavitù ebbe la massima espansione.
Gli schiavi, duramente provati dalle fatiche del lavoro nelle piantagioni di cotone, trovavano rifugio nelle chiese evangeliche in cui esprimevano la loro sofferenza e voglia di riscatto con virtuosismi vocali che daranno origine agli spiritual, dai quali poi nascerà la musica gospel.
Il cantante ebbe modo di incidere, nel 1969, In the Ghetto, una canzone dall'iniziale complessità vocale il cui testo contiene tematiche inerenti a conflittualità sociali che si manifestavano anche nei sobborghi delle città americane. Il singolo fa parte del long playng From Elvis in Memphis, album che la rivista Rolling Stones non esitò a definire una delle più grandi interpretazioni musicali di Soul bianco.
Ma, fu nel 1968 che il suo background nero riemerse in maniera preponderante nel pezzo canoro If I Can Dream il cui brano è chiaramente ispirato al famoso discorso sull’uguaglianza razziale che il reverendo Martin Luther King, leader del movimento per i diritti degli afroamericani, aveva espresso solo due mesi prima in quella stessa città, Memphis, poco prima di essere assassinato: "Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una Nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!"
Dopo alcuni anni, il 16 agosto del 1977, a Memphis, anche il “ragazzo di Tupelo” smise di far sognare milioni di persone. Alle future generazioni Elvis Aaron Presley ha lasciato un vasto repertorio musicale da cui non si evincono colori ma solo sfumature canore che il talento ha trasformato in emozioni.
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